REPORT TAVOLI 2025/2026
Incontro online, 6 novembre 2025
Il Tavolo accoglienza, coordinato da don Emanuele Zof e Sara Shokry, si è incontrato per la prima volta il 6 novembre. Presenti i rappresentati delle realtà che, nell’Italia salesiana, si occupano di accoglienza di migranti, specialmente di minori e rifugiati.
Presente all’incontro anche il prof. Andrea Farina che introduce il progetto “Organizzare la speranza”, avviato tre anni fa con una metodologia partecipativa e dal basso, che ha permesso di ascoltare le varie componenti dell’Italia salesiana. Il documento risultante, rilanciato dal direttivo per il triennio 2025–2028, propone obiettivi programmatici per ciascun ambito tematico. La visione attuale non intende sostituirsi alle realtà territoriali, ma guidare in modo strategico e responsabile la rete, promuovendo sinergie e coerenza tra le cinque aree di intervento. L’obiettivo è generare valore sociale, favorendo una pianificazione condivisa e sostenibile.
Andrea Farina illustra le priorità del documento programmatico:
1. Formazione e responsabilizzazione degli operatori e dei migranti.
2. Creazione di un osservatorio per monitorare vulnerabilità e bisogni emergenti.
3. Sviluppo di una narrazione culturale e politica sull’inclusione e l’accoglienza.
4. Costruzione di un modello salesiano di accoglienza e integrazione, che comprenda corridoi umanitari, housing, prosieguo amministrativo, formazione e lavoro.
Dopo una discussione tra i partecipanti sulla necessità individuare priorità strategiche in base alle risorse disponibili, il tavolo si è dato appuntamento al 18 dicembre.
Risultanze del Tavolo Migranti 2024-2025
Obiettivo generale e indicazioni operative per il documento programmatico 2025-2028 “Organizzare la Speranza”
Obiettivo generale
Promuovere una società plurale, giusta e solidale, contrastando le disuguaglianze sistemiche e affermando una cultura dei diritti attraverso percorsi stabili di accoglienza e inclusione, che riconoscano nei migranti soggetti attivi di cambiamento e cittadinanza, valorizzando l’educazione interculturale e la comunità educante come strumenti di trasformazione sociale.
1. Formare le comunità educanti all’accoglienza interculturale e alla lettura dei contesti
● Promuovere percorsi formativi comuni e continuativi che coinvolgano educatori, volontari, professionisti del settore ed ex allievi, per creare equipe integrate capaci di rispondere ai bisogni emergenti.
● Integrare il Sistema Preventivo di Don Bosco come modello pedagogico per la prevenzione delle fragilità nei percorsi educativi.
● Introdurre una valutazione periodica delle competenze acquisite nei percorsi formativi, per monitorare l’efficacia delle attività educative e migliorare i percorsi di crescita professionale.
● Favorire spazi di confronto e autoriflessione comunitaria nelle CEP, per costruire una cultura educativa interculturale e corresponsabile.
● Promuovere momenti di animazione interculturale e dialogo ecumenico, valorizzando l’educazione alla trascendenza come strumento di riconciliazione culturale e coesione sociale.
● Organizzare momenti di vita comunitaria tra educatori, volontari, consacrati e accolti, per rafforzare le relazioni e promuovere un senso di appartenenza autentico. L’oratorio deve essere riconosciuto come luogo privilegiato di formazione spirituale e interculturale, dove promuovere incontri e attività che favoriscano l’integrazione.
In sintesi – formare le comunità educanti all’accoglienza interculturale e alla lettura dei contesti. Sviluppare percorsi formativi comuni e continuativi per la creazioni di equipe integrate (es: educatori, volontari, professionisti, ex allievi,) integrando il sistema preventivo di Don Bosco come modello pedagogico, favorire spazi di confronto e auto-riflessione comunitaria promuovendo momenti di animazione interculturale e dialogo ecumenico, organizzare momenti di vita comunitaria tra educatori, volontari, consacrati e accolti riconoscendo la centralità dell’oratorio come luogo privilegiato di formazione spirituale e interculturale.
2. Creare un osservatorio delle fragilità invisibili e dei bisogni emergenti e uno spazio permanente di condivisione per le opere e i servizi della rete
● Costituire un osservatorio stabile per documentare, mappare e monitorare i bisogni emergenti e le fragilità invisibili derivanti da traumi post-migratori (es. salute mentale, violenza, minori soli, bisogni spirituali, traumi post-migratori), favorendo un flusso continuo di informazioni che restituisca e favorisca un processo di feedback continuo dalle opere e servizi della rete presenti sui territori.
● Creare uno spazio di co-progettazione e confronto strategico dove, a partire dai bisogni emersi e con il coinvolgimento attivo dei migranti, le opere possano discutere di strategie educative e di advocacy, nonché di progettualità condivise, attraverso lo scambio di strumenti, buone prassi e metodi innovativi, anche attraverso piattaforme digitali condivise. In sintesi: creare un osservatorio delle fragilità invisibili e dei bisogni emergenti e uno spazio permanente di condivisione per le opere e i servizi della rete. Costituire un osservatorio stabile per documentare, mappare e monitorare i bisogni emergenti e le fragilità invisibili derivanti da traumi post-migratori (es. salute mentale, violenza, minori soli, bisogni spirituali, traumi post-migratori), favorendo un flusso continuo di informazioni che restituisca e favorisca un processo di feedback continuo dai territori. Creare uno spazio di co-progettazione e confronto strategico dove si possa discutere di strategie educative e di advocacy, nonché di progettualità condivise, attraverso lo scambio di strumenti, buone prassi e metodi innovativi, anche attraverso piattaforme digitali condivise.
3. Promuovere una narrazione salesiana dell’inclusione come atto culturale e politico
● Raccontare l’accoglienza come normalità quotidiana, valorizzando le storie di vita e le pratiche educative che emergono nelle opere salesiane.
● Costruire un ecosistema narrativo integrato, che coinvolga media tradizionali, social network, scuole e comunità locali, per amplificare l’impatto delle storie.
● Attivare spazi di confronto nelle CEP per generare consapevolezza culturale e sociale sull’inclusione e i diritti dei migranti.
● Valorizzare l’oratorio come luogo di integrazione interculturale, promuovendo attività comunitarie, scambi culturali e laboratori di dialogo spirituale condiviso.
● Partecipare con protagonismo a tavoli e campagne tematiche nazionali ed europee (es. referendum cittadinanza, advocacy territoriale), rafforzando la rete di supporto alle opere salesiane.
● Coltivare reti reali e stabili tra le opere sociali della rete, evitando collaborazioni occasionali e promuovendo una partecipazione costante e strutturata.
In sintesi: promuovere una narrazione salesiana dell’inclusione come atto culturale e politico. Raccontare l’accoglienza come normalità quotidiana, anche tramite le CEP e gli oratori, valorizzando le storie di vita e le pratiche educative emergenti; costruire un ecosistema narrativo integrato, che coinvolga media tradizionali, social network, scuole e comunità locali, per amplificare l’impatto delle storie; coltivare reti reali e stabili tra le opere e servizi sociali della rete salesiana, evitando collaborazioni occasionali e agendo come rete di supporto partecipando con protagonismo a campagne e tavoli locali, nazionali ed europei.
4. Costruire un modello salesiano condiviso di accoglienza e integrazione che favorisca l’empowerment dei migranti
● Definire standard comuni e linee guida per le opere e i servizi sociali impegnati nelle migrazioni, ispirandosi alle esperienze consolidate di opere e servizi sociali della rete.
● Introdurre strumenti operativi chiari, come un Codice Etico Salesiano per orientare le pratiche educative, promuovendo una cultura dell’accoglienza condivisa.
● Promuovere filiere di accoglienza generative per garantire percorsi di continuità educativa a MSNA e neo-maggiorenni, favorendo il prosieguo amministrativo come strumento di continuità educativa e abitativa.
● Sperimentare modelli abitativi flessibili, comunitari e stabili, capaci di favorire l’autonomia abitativa e l’inclusione sociale, includendo i corridoi umanitari come buona prassi di ingresso sicuro e dignitoso.
● Riconoscere l’oratorio come spazio privilegiato di integrazione tra giovani locali e migranti, promuovendo attività interculturali, laboratori, momenti di vita condivisa e percorsi di crescita interna che stimolino il passaggio dall’accoglienza alla partecipazione attiva nelle comunità locali, fino a ruoli di responsabilità e leadership.
● Favorire l’ideazione e implementazione di progettualità che favoriscano l’empowerment ed il coinvolgimento attivo dei migranti, anche nelle scelte educative e comunitarie, promuovendo percorsi di leadership comunitaria per rafforzare le capacità decisionali e la partecipazione attiva nei contesti locali.
In sintesi: costruire un modello salesiano condiviso di accoglienza e integrazione che favorisca il protagonismo e l’empowerment dei migranti. Definire standard comuni e linee guida attraverso strumenti operativi chiari (es. codice etico salesiano dell’accoglienza), promuovere filiere di accoglienza generative per garantire a MSNA e neomaggiorenni dei percorsi di continuità educativa (corridoi umanitari, prosieguo amministrativo), ed abitativa attraverso modelli abitativi flessibili, comunitari e stabili, costruendo al contempo percorsi individualizzati che favoriscano il protagonismo e l’empowerment dei migranti all’interno delle comunità.


